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Il Garante ammonisce gli uffici: sui dati sensibili e giudiziari in regola entro fine anno. In caso contrario, dal 2006 blocco dei trattamenti. Si potranno configurare responsabilità contabili. Il Garante della privacy dà l'ultimatum alla pubblica amministrazione: entro la fine dell'anno dovrà adeguarsi alle regole sul trattamento dei dati sensibili e giudiziari. Il ritardo degli uffici pubblici è infatti diventato 'eccessivo'. Situazione che induce l'Authority a esprimere viva preoccupazione in relazione al rispetto della scadenza del 31 dicembre. Ma se quella data non sarà rispettata - aggiunge il Garante - il trattamento dei dati sensibili e giudiziari dovrà essere interrotto, altrimenti si configurerà una situazione di illecito, con conseguenti responsabilità di diverso ordine, anche contabile e per danno erariale. L'intervento dell'Autorità non ha, tuttavia, valore di sola reprimenda. Il recente provvedimento che richiama gli uffici pubblici all'ordine (e che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale), contiene anche una serie di indicazioni per rendere meno gravoso il compito della pubblica amministrazione di mettersi al passo con la normativa sulla riservatezza. La strigliata. I toni del Garante sono diretti. Viene rilevato con rammarico che numerose amministrazioni continuano a ignorare il Codice della privacy e che tale inerzia vìola non solo il diritto interno, ma anche quello comunitario. Non si tratta solo di adempimenti formali: La vicenda, sottolinea l'Authority, incide in termini rilevanti sulla sfera dei diritti dei cittadini. E non si può dire che gli uffici pubblici non abbiano avuto il tempo per correre ai ripari. La vicenda, infatti, si trascina dal maggio ' 99, quando il decreto 135 stabilì che i dati sensibili in possesso delle amministrazioni pubbliche potevano essere utilizzati solo in presenza di un'adeguata copertura normativa. In alternativa, le amministrazioni avrebbero dovuto predisporre regolamenti in cui individuare la tipologia dei dati sensibili utilizzati e le rilevanti finalità di interesse pubblico perseguite. In sei anni, niente (o quasi) è stato fatto.

Il Sole 24 Ore - sabato 9 luglio - art. pag. 23



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