Nella sua ultima relazione annuale al Parlamento Rodotà rileva una sostanziale disattenzione nelle comunicazioni
L'omessa consultazione produce un vizio dell'atto che può essere impugnato e dichiarato invalido. La pacifica rivoluzione della privacy , come l'ha definita il presidente del Garante, Stefano Rodotà, ai ministeri non piace. Non tutti, ma molti dicasteri a iniziare da quelli della Salute e dell'Economia mostrano disattenzione verso l'Authority: dovrebbero, per legge, chiedere il suo parere quando ci sono norme che riguardano i dati personali. Invece non lo fanno. Un fatto che non trova giustificazioni e che non si può liquidare come una semplice scortesia: L'omessa consultazione del Garante ha sottolineato Rodotà produce un vizio dell'atto, che può essere impugnato e àdichiarato invalido. Non ha usato giri di parole il presidente dell'Autorità nell'illustrare ieri al Parlamento presente il Capo dello Stato Ciampi l'attività del 2004. Un bilancio particolare, perchè chiude il secondo mandato di Rodotà come presidente e arriva a poco più di un mese dalla scadenza dell'Authority. La necessità di consultare il Garante diventa tanto più importante quanto più si diffonde il ricorso alla tecnica dei provvedimenti attuativi di normative generali. E' il caso dell'ultima legge finanziaria ha spiegato Rodotà che prevede un centinaio di decreti attuativi, dei quali almeno un terzo incide sulla materia della protezione dei dati.
Il Sole 24 ore - A. Che. - art. pag. 23