Stabiliti dal Garante della privacy i costi per accedere ai propri dati personali detenuti da società pubbliche e private. A fissarli è stata la deliberazione pubblicata sulla 'Gazzetta Ufficiale' n. 55 dell' 8 marzo. L'accesso ai propri dati personali è gratuito; un contributo spese è dovuto solo se la ricerca d'esito negativo oppure quando si chiede la trascrizione dei propri dati personali su particolari supporti. Il contributo, istituito per circoscrivere il numero di richieste e non penalizzare enti pubblici e privati, non può superare gli importi massimi stabiliti dal Garante. Qualche esempio: chi chiede dati che non risultano essere mai stati trattati dovrà pagare fino a 10 euro, che scendono a due e mezzo se le ricerche sono effettuate elettronicamente e la risposta negativa viene fornita a voce. Il contributo sale invece a 20 euro se si chiede di trasferire i dati personali su supporti particolari come audiovisivi, lastre o nastri ( più costosi rispetto a Cdrom e floppy disk). Dal Garante arrivano anche nuovi interventi contro i sistemi illeciti di videosorveglianza. E' stato accolto, per esempio, il ricorso di un dentista che temeva per la privacy dei suoi pazienti, inquadrati dalle telecamere di un vicino laboratorio odontotecnico: per il Garante le riprese sono lecite solo se limitate all'area direttamente interessata dalle esigenze di sicurezza. Un altro caso ha riguardato le telecamere installate da un Comune per monitorare le operazioni di raccolta differenziata dei rifiuti. Secondo il Garante non è lecito usare sistemi di videosorveglianza per accertare eventuali violazioni amministrative.
Il Sole 24 Ore - art. pag. 29