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La proroga arriva con il decreto che allontana la scadenza per le aziende La Pubblica Amministrazione si prende altri quindici mesi per mettersi in regola con l'utilizzo dei dati sensibili. Come se cinque anni non fossero stati sufficienti. La legge che ha imposto agli uffici pubblici a quali condizioni poter continuare a usare le informazioni personali più riservate è del maggio 99 (la 135); l'ulteriore concessione  dopo anni di evasione pressochè totale è di sabato scorso, giorno in cui è entrato in vigore il decreto legge 158 del 24 giugno 2004, pubblicato sulla 'Gazzetta Ufficiale' 147 del 25 giugno. Dl con sorpresa. La sorpresa è duplice. Da una parte perchè dopo cinque anni spesi a far poco o niente e dopo che il Codice della privacy aveva fissato l'ultimatum al 30 settembre prossimo, concedere altri quindici mesi fino al 31 dicembre 2005 appare come una copertura del lassismo della Pa. Altra sorpresa è l'aver scoperto che nel decreto legge, approvato dal Consiglio dei ministri una settimana fa, ha fatto capolinea una proroga di cui non si sospettava l'esistenza. Il provvedimento d'urgenza è almeno nella versione diffusa dal ministero della Giustizia la sera del sì di Palazzo Chigi  faceva riferimento alle nuove misure minime di sicurezza, che slittano dal 30 giugno al 31 dicembre 2004. Di Pubblica amministrazione, però, non c'era traccia. Nelle originarie intenzioni c'era anche quella di spostare una serie di altri adempimenti, oltre alle misure di sicurezza, in scadenza sempre il 30 giugno. Operazione non andata in porto. Mai, però, si era fatto riferimento alla data del 30 settembre, relativa alla Pubblica amministrazione.

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