| Tiziana Colucci

Le imprese si trovano a dover fronteggiare continuamente fasi negative, che tuttavia sono prevalentemente di breve durata e a carattere ciclico.

Talvolta ci si può imbattere in  delle fasi negative che hanno carattere strutturale e che generano una situazione di declino. Si ha una situazione di declino quando l’impresa distrugge valore con una intensità tale da compromettere la stessa sopravvivenza dell’impresa.

In una situazione di declino si può decidere di intraprendere un processo di inversione di tendenza evitando così la crisi.

La crisi non è altro che l’evoluzione, inevitabile in assenza di interventi, del declino ed è data da perdite di valore e di redditività che assumono una veste tangibile in quanto impattano negativamente sui flussi finanziari generando una situazione di illiquidità, e la perdita di fiducia da parte degli stakeholders.

Di solito una situazione di declino e poi quella di crisi non sono mai riconducibili ad una singola causa ma alla combinazione di più fattori, fra loro interagenti, è quasi sempre la risultante di fattori ed eventi interni ed esterni all’impresa.  Per semplificare possiamo tuttavia distinguere tra cause interne e cause esterne.

Va sottolineato che,  le cause esterne, seppur importanti, non sono quasi mai il motivo principale di una crisi, ma contribuiscono ad accelerare e ad aggravare un declino che trova quasi sempre all’interno la sua causa principale

Le cause più ricorrenti sono da ascriversi ad un inefficace impiego dei fattori produttivi, con il rischio aziendale di operare ad un rapporto costi meno risultati troppo alti rispetto alla concorrenza. I motivi di questa anomali diversi, i più ricorrenti sono riconducibili ad un alto grado di senescenza o di obsolescenza tecnologica degli impianti produttivi, a un’organizzazione del personale inadeguata, al sostentamento di spese per la produzione eccessivamente alte, a problemi di ordine logistico.

 Rilevato lo stato di declino o di crisi, bisogna analizzarne le cause e progettare eventuali interventi atti a rimuoverle. Quindi, a questo punto, bisogna redigere il progetto di risanamento, sulla base del quale andremo ad effettuare l’importante scelta tra risanare e liquidare.

La nuova legge fallimentare ha assunto un nuovo punto di vista in tema d’impresa e di crisi d’impresa, ponendo la prima al centro del sistema normativo al fine di conservarne il valore e di tutelare gli interessi della collettività, con particolare riguardo a quelli dei creditori e di presta la propria attività.

In questa nuova ottica è il recupero dell’impresa in crisi ad assumere posizione prioritaria, la finalità liquidatoria si pone solo come fase eventuale, ma subordinata alla previa recuperabilità dell’impresa. La strada seguita dal legislatore è quella di separare la procedura della gestione dell’insolvenza in senso tecnico, dalla fase preliminare a quest’ultima, caratterizzata dalla manifestazione di segni di crisi premonitori in cui l’insolvenza non si presenta in modo conclamato. Così come le cause della crisi anche le soluzioni possono essere diverse e combinate tra di loro, in relazione al tipo e allo stato di gravità della crisi.

A grandi linee si possono individuare due modalità di risanamento di un’impresa in crisi, si dovrà decidere tra una soluzione privatistica  oppure il ricorso a procedure pubbliche.

Nel primo caso, si dovrà decidere se optare per un coinvolgimento di tutti gli stakeholders nel risanamento oppure attuare il cosiddetto turnaround silenzioso, ossia senza la comunicazione e il coinvolgimento degli stakeholders.

Questa soluzione è quindi  interna all’impresa, e viene realizzata mediante l’approntamento di un piano strategico, in forza del quale vengono posti in essere correttivi gestionali finalizzati a rendere più efficace il sistema produttivo e di conseguenza più competitivi i prodotti da immettere sul mercato.

  Nel secondo caso, si opterà per una soluzione esterna all’impresa basata sull’ausilio e la disponibilità di terze economie che si concretizza in un accordo privatistico con i creditori.

 

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