| Vincenzo Tirelli

La piattaforma android, in modo particolare l’interfaccia utente, riflette a grandi linee il trend evolutivo dei dispositivi mobili, che ha visto nella sua prima fase, gli smartphone farla da padroni del settore. Così, il framework di sviluppo per Android riconosceva l’Activity come unica entità atomica per la presentazione dei contenuti e per l’interfacciamento con l’utente. Un’app Android poteva essere considerata come un insieme di Activity ognuna delle quali destinata ad una specifica operazione e “padrona” dello schermo del dispositivo.


Con l’introduzione dell’IPad sul mercato si è diffuso un nuovo concetto di dispositivo mobile. Schermo più ampio, caratteristiche hardware più elevate e grande usabilità hanno mostrato le potenzialità di tali dispositivi al punto da cominciare ad invadere anche il settore dei netbook. Come Ios, android ha potuto beneficiare di tale slancio con una diffusione ancora più evidente rispetto ai concorrenti.


Per sostenere tale crescita, però, android si è dovuto rinnovare soprattutto sul fronte della presentazione dei contenuti. Le nuove potenzialità dei tablet hanno evidenziato il limite dell’approccio basato sulle sole Activity e sulla visualizzazione di singoli elementi di interfaccia. Con i tablet, ad esempio, poter visualizzare contemporaneamente una listra di oggetti ed i relativi dettagli non è diventato solo possibile  ma anche triviale per migliorare l’esperienza d’uso dell’utente. È diventato, cioè, fondamentale fare dei passi avanti per adeguarsi alle nuove piattaforme e garantirsi una vita più longeva nel settore.


Per raggiungere tale obiettivo, il team di sviluppo di android, ha pensato di arricchire il lato presentazione della piattaforma di ulteriori elementi atomici chiamati Fragment. Un fragment può essere visto come un riquadro, completamente autonomo in termini di funzionalità, che “vive” all’interno di un’Activity seguendone il ciclo di vita. Da ciò si deduce che un Fragment non può essere attivato autonomamente ma deve avvalersi dell’activity che ne richiede l’utilizzo. Dall’unione di diversi fragment si ottiene quanto voluto e cioè la possibilità di visualizzare più elementi di interfaccia in una sola finestra.


Con le novità introdotte, un’app android può essere sempre considerata come un insieme di activity ognuna delle quali, però, è responsabile della gestione e visualizzazione di diverse finestre di interfaccia che implementano funzionalità omogenee.


L’iter di rivisitazione della piattaforma, ha visto dapprima la coesistenza di una versione specifica del framework per tablet (la 3.0) con quelle per smartphone (ultima 2.3.3) e successivamente l’unione di tutte le funzionalità in una sola versione (dalla 4.0 Honeycomb).


Infine, è interessante sottolineare lo sforzo condotto dal team di Google verso la retrocompatibilità alle versioni che non sopportano i fragment. E stato, infatti, rilasciata una libreria di compatibilità che permette l’utilizzo dei fragment a partire dalle versioni 1.6 di Android.

 


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